Arte pop, collage e decollage. Storia di copia e incolla, cancellature e furberie varie. Smascheriamo quella cosa che i radical chic chiamano "arte".
La Pop Art ci ha insegnato che tutto può diventare arte e che ognuno può candidarsi ad essere artista. Ciò perché, promuovendo l’autocelebrazione, ha capovolto il sistema della consacrazione sociale dell’essere artista. Chiunque al mattino, alzandosi di buon umore o invaso da dolce follia, può dichiararsi artista, senza paura di essere smentito. Io sono artista, io sono un pittore, io sono un performer, io sono uno scultore e così via discorrendo. Io sono, sono, sono ! E non importa che gli altri riconoscano chi io sia. Scavalcato il cribellum sociale, abolito il setaccio delle competenze specifiche, l’acqua si confonde con la sabbia e tutto diventa brodocreativo.
Ma c’è di più. Se l’autocertificazione è sfacciata e arrogante, se è menzognera e falsa, maggiore sarà l’affermazione, più grande sarà il riscontro sociale. Accade nel mondo dello spettacolo e anche in politica dove il sentimento pop mette ogni bassezza nel tritacarne del potere ad esclusione della sapienza, della saggezza, della competenza e della rigorosa preparazione civile. Non serve aver studiato per essere creativi ! La creatività sfugge ai metodi! Ritengo che sia vero ma se manca la base del rispetto umano, se l’originalità espressiva non contribuisce alla crescita civile, se il valore creativo prodotto è solo vuota esaltazione di sè stessi… non stiamo parlando di arte, ma di qualcos’altro a cui con coraggio bisogna dare un nome. Non è poesia ma banale tornacontismo, non è musica ma pedestre improvvisazione, non è arte ma piattume consumistico, non è espressione creativa ma farloccheria usa e getta.
Anche lo schiaffo dato davanti alla grande platea televisiva è pop, è collage fissato nella memoria collettiva attraverso il metodo dell’azione che scandalizza, turba, incuriosisce. La provocazione, in quanto diversa dal comportamento sobrio della normalità, resta impressa e nei media rende noti, famosi fino al mito.
E qui, come si sul dire, casca l’asino. Attraverso i media, per la massa che guarda inattiva, ciò che è noto diventa valido. Se chi si è reso noto aggiunge alla notorietà l’autoproclamazione di artista, il gioco è fatto : artista noto = artista valido. Succede alla stessa spazzatura, al luridume, alla feccia, alla mafia. Più sono i passaggi attraverso i media, più sono le chiacchiere di ogni genere che si costruiscono sopra il soggetto, maggiore è la possibilità che anche il lerciume e ogni bassezza diventino arte nota , cioè arte valida.